Nell’alimentazione di canarini, oltre al misto di semi, pastone e frutta,  una funzione importante viene svolta anche dalle erbe prative. Esse sono molto comuni e facilmente reperibili ed oltretutto economiche. Spesso si trovano anche ai bordi delle strade. Si riporta una breve descrizione, corredata da foto, per le erbe maggiormente comuni che possono essere integrate nella dieta alimentare dei canarini.

Poa (nome scientifico Poa Pratensis).

Pianta perenne erbacea, cespitosa. Può raggiungere anche un metro di altezza. Si fornisce tutta la pianta o sole le spighette raccolte in mazzi.

 

Tarassaco.

Tarassaco (nome scientifico Taraxacum Officinale).

Il tarassaco più che con il suo nome botanico è noto con mille appellativi comuni che ne dimostrano l’enorme diffusione: “dente di leone”, “soffione”, “dente di cane”, “cicoria matta” e “piscialletto” sono alcuni dei nomi in uso nelle varie regioni italiane per indicare questa erbacea perenne rustica, cioè resistente al gelo. Il Tarassaco ha foglie oblunghe, glabre, frastagliate cioè con i lobi triangolari dentati simili per forma ai denti del leone, e formano rosette alte anche una trentina di centimetri. Sono assai ricche di vitamine e sali minerali perciò le foglie si raccolgono in primavera, quando sono tenere. Graditissimi dagli uccelli sono anche i capolini ricchi di semi immaturi. Contenuti di oli: essenziali, inulina, glucidi, sali minerali, provitamina A, vitamine B e C. Proprietà coleretiche, depurative, diuretiche, lassative e toniche con altissimo contenuto di calcio. Fornire foglie e capolini.

Rosa Canina.

Rosa Canina (nome scientifico Rosa Canina L.).

Questa pianta deve il nome canina a Plinio il vecchio che affermava che un soldato romano fu guarito dalla rabbia con un decotto di radici. È un arbusto spinoso, alto 100 – 200 cm. Ha fusti legnosi glabri, con spine (rosse) robuste, arcuate, a base allungata, compresse. Le foglie sono composte da 5-7 foglioline ovali o ellittiche con margini dentati (denti semplici). I fiori, rosati hanno grandi petali e sono poco profumati. Fiorisce nei mesi di maggio e giugno. I frutti, o meglio i falsi frutti, chiamati cinorrodi sono ricchissimi di vitamine e di acidi organici e particolarmente graditi da quasi tutte le varietà di silvani. Fornire i falsi frutti.

Sonco di campo.

Sonco di campo (nome scientifico Sonchus Arvensis).

Pianta erbacea perenne che cresce spontaneamente in ogni condizione fino ai 2000 metri. Ha azione diuretica, ipoglicemizzante, digestiva, lassativa. Da fornire le foglie, in special modo nel mese di Marzo, perché sono più tenere.

Rapunzia (Oenothera biennis)

La Rapunzia, nome latino Oenothera biennis, detta erroneamente “bella di notte” per il fatto che i fiori si schiudono al tramonto, è una pianta biennale, quindi la raccolta delle capsule che contengono i suoi semini piccolissimi si effettua al secondo anno di sviluppo della pianta. Si può definire una pianta infestante, e può raggiunge l’altezza di circa 1 mt e mezzo.La fioritura inizia nei mesi di Luglio / Agosto, mentre i semini verranno raccolti in Autunno. Predilige i terreni sabbiosi ed e’ facilmente trovabile sulle sponde dei fiumi. Ha proprietà antiffiammatorie, tossifughe, antispasmodiche e sedative. Fornire semi e infiorescenze.

 

Da non confondere con la Bella di notte, nome latino Mirabilis Jalapa

I fiori di questa pianta sono imbutiformi e pentalobati, non hanno corolla ma sono costituiti da un calice, che può essere di vari colori (giallo, rosso, rosa, bianco). È la pianta tipica presa in considerazione per lo studio dell’ibridazione dei caratteri del colore dei fiori, in quanto ogni fiore, può risultare anche di due o più colori. Fiorisce da luglio a settembre. I fiori si schiudono all’imbrunire ed emanano un profumo molto intenso che richiama le farfalle notturne (falene).

Questo cespuglio può raggiungere i 60cm di altezza e necessita di una piena esposizione al sole. La propagazione avviene per seme, anche se a volte si possono utilizzare i tuberi. In questo caso vanno piantati in aprile e bisogna mantenere costantemente umido il terreno. Mal sopporta il freddo.

I semi, neri con superficie rugosa, hanno le dimensioni di un grano di pepe e sono tossici: se ingeriti possono generare dolori addominali, nausea e vomito; in alcuni casi anche confusione mentale, delirio e dilatazione delle pupille.

Bardana.

Il suo nome scientifico è ARCTIUM LAPPA. Un’etimologia per metà greca e per metà celtica che indica
una pianta pelosa come un orso e che afferra come una mano e capiremo ora il perché.
La Bardana appartiene alla famiglia delle Compositae, raggiunge più di un metro di altezza,
le foglie sono larghe e nella forma ricordano un cuore, in piena estate produce dei fiorellini
di color rosso. I frutti, e qui si svela il mistero del nome, sono chiamati petole
(da cui il nome di petolara che le viene dato in Trentino) e hanno la caratteristica di
attaccarsi a vestiti, peli di animali e capelli. Questa particolarità pare fu l’ispiratrice
dell’invenzione del velcro. In realtà è il sistema utilizzato dalla pianta per assicurasi
la riproduzione, i suoi semi, infatti, si spargono proprio e soprattutto durante il viaggio
che il frutto peloso fa attaccato a qualche trasportatore distratto.
Cresce comunemente nei luoghi abitati, tra le macerie, nei terreni
incolti dal mare al piano montano fino a 1700m, in tutta Italia, e la possiamo trovare da Luglio fino a Marzo.
La parte più ricca di principi attivi è la forte ed enorme radice che si allunga nel terreno
fino ad un metro di profondità, è in essa che sono presenti tutte le più rilevanti proprietà
curative e magiche della pianta. E’ un antibiotico naturale, inoltre è depurativa, antibatterica, sudorifera,
diuretica, lassativa, antivelenosa e topica.
Fornire la pianta tal quale, con i capolini pieni di semi.